Capodanno 2019 a Torino
Per iniziare il 2019 abbiamo scelto Torino. Una notte e due mezze giornate. Partenza in auto da Lugano di buon ora, il 31 dicembre 2018. Visto anche il periodo di vacanze, sull’asse di Milano non troviamo praticamente traffico. Dopo poco più di due ore di viaggio senza sosta, raggiungiamo via Po’. Fortuna vuole che troviamo un posteggio proprio sotto il palazzo in cui si trova l’appartamento che abbiamo affittato tramite Booking.com ad un prezzo davvero ottimale: 90 Euro, per tre persone, spese di pulizia comprese.
Purtroppo avendo a disposizione solamente una decina di ore, dobbiamo rinunciare a qualunque visita all’interno degli edifici, limitandoci ad osservarne le meraviglie esterne.
Infatti, appena parcheggiata l’auto a due passi dal simbolo di Torino, la fila di gente che aspetta pazientemente di salire in cima alla Mole Antonelliana, ci fa capire subito che non abbiamo scelta. Ci fermiamo qualche minuto ad ammirare l’architettura di ciò che, al momento del suo completamento, nel 1889, e fino al 1908, con i suoi 167,5 metri di altezza, è stata la costruzione in muratura più alta del mondo.

La Mole Antonelliana, simbolo della città di Torino. L’aggettivo Antonelliana deriva dall’architetto che la progettò, Alessandro Antonelli.
Prese in consegna le chiavi e mollate le borse in appartamento, partiamo, a piedi, alla volta del centro di Torino, distante poco più di dieci minuti. Passeggiando lungo i portici di via Po’ e sostando tra le numerose bancarelle, impieghiamo decisamente un po’ più di tempo. Giunti in Piazza Castello diamo una sbirciatina al mercatino di Natale.

Non si può non rimanere indifferenti alla grande varietà di cioccolata esposta. Qualcosa devo assolutamente mangiare e, dopo aver soddisfatto la mia golosità, riprendiamo il cammino.
La giornata è magnifica, il sole ci scalda in modo davvero piacevole. Chiacchierando con i torinesi, capiamo di essere davvero fortunati ad avere una giornata del genere in questo periodo. E ce la vogliamo godere davvero tutta!
Nella centralissima Piazza Castello si trovano la Casaforte degli Acaja e Palazzo Madama, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, facenti parte della serie di residenze Sabaude. Nel palazzo ha sede il Museo Civico di Arte Antica.

Casaforte degli Acaja, in Piazza Castello, che sorge sul luogo in cui si trovava l’antica porta di accesso romana alla città, per chi proveniva dal lato del fiume Po.
Sul lato nord della Casaforte degli Acaja, si trova il Palazzo Reale, la più importante residenza sabauda in Piemonte. Affacciato sulla Piazzetta Reale e separato da Piazza Castello da una splendida cancellata, il Palazzo fu progettato tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento da Ascanio Vitozzi.
Con l’Unità d’Italia il Palazzo rimane sede della monarchia fino al 1865. Dopo il loro trasferimento a Firenze, presso Palazzo Pitti, i Savoia utilizzarono Palazzo Reale come residenza di vacanza. Nel 1946, con la caduta della monarchia, il palazzo venne praticamente abbandonato e furono necessari degli importanti lavori di restauro per ridargli l’aspetto odierno.
Un peccato non poterlo visitare meglio, ma il tempo stringe.

Palazzo Reale
Lasciamo Piazza Castello ed imbocchiamo, a piedi, via Roma, una delle vie principali del centro storico di Torino e molto frequentata per lo shopping. Dopo pochi minuti raggiungiamo la bellissima Piazza San Carlo, salotto della città. Immediatamente possiamo notare il meraviglioso albero di Natale, alto 23 metri che, con i suoi giochi di luci e di colori, permetterà a tutti i torinesi ed ai numerosissimi turisti di respirare l’atmosfera natalizia.

Piazza San Carlo con l’albero di Natale
Uno sguardo merita senz’altro la facciata della Chiesa di San Carlo Borromeo, costruita in stile barocco per volere di Carlo Emanuele I di Savoia e i cui lavori iniziarono nel 1619.

Continuiamo la nostra passeggiata in questo splendido pomeriggio di San Silvestro e ci fermiamo a bere una birra in Piazza Carlo Emanuele II, soprannominata anche “Piazza Carlina”. Pensata come spazio pubblico, la piazza fu ben presto sede del mercato del vino, ma il commercio fu poi allargato anche a materie prime, come carbone, legna e fieno. Durante l’occupazione francese alla piazza fu assegnato il nome di Place de la Liberté e, in pieno stile francese, essa divenne il luogo prescelto per la decapitazione tramite ghigliottina. Una volta abbandonata dai francesi, la piazza riprese il suo nome originario ma mantenne, almeno temporaneamente, il suo utilizzo. Qui venivano infatti portate a termine le esecuzioni dei nemici dello Stato durante il periodo di Restaurazione, questa volta tramite impiccagione.

Piazza Carlo Emanuele II
Il sole inizia ad abbassarsi sull’orizzonte. Lasciamo quindi Piazza Carlina e ci incamminiamo in direzione di Piazza Vittorio Veneto, la più grande piazza della città. Si trova sulla riva sinistra del Po. Circondata da splendidi palazzi porticati progettati dall’architetto ticinese Giuseppe Frizzi negli anni ’20 del XIX Secolo, è attraversata da una strada che si immette in via Po a nord e prosegue con il ponte Vittorio Emanuele I, che collega l’altra sponda del fiume. Ai lati della strada vi sono ampi spazi su cui, soprattutto nella bella stagione, trovano posto tavolini e sedie di bar e ristoranti.
Inizialmente la piazza era adibita a piazza d’armi e, infatti, così era stata battezzata. Mantenne il medesimo scopo anche durante i quattordici anni di occupazione francese, anche se era stata rinominata Place Impérial. Dopo il ritiro delle armate napoleoniche nel 1814, Re Vittorio Emanuele I rientrò a Torino e venne accolto trionfalmente, tanto che, oltre al già citato ponte, anche la piazza venne a lui dedicata. L’utilizzo come piazza d’armi diminuì notevolmente negli anni, tanto che una nuova piazza d’armi venne creata a nord della città. Si poté quindi procedere alla ristrutturazione dell’intera area, completata nel 1831 con la costruzione dei palazzi progettati da Giuseppe Frizzi.
Fu solo, però, nel 1920, che alla piazza venne dato il nome di Vittorio Veneto, in onore della vittoriosa battaglia omonima (chiamata anche Terza Battaglia del Piave), combattuta sul finire della Prima Guerra Mondiale, tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico.

Piazza Vittorio Veneto. Sullo sfondo, la Chiesa cattolica parrocchiale Gran Madre di Dio, sulla riva destra del Po.
Siamo ormai all’imbrunire e decidiamo di rientrare in appartamento per un breve riposo. Siamo pur sempre alla sera di San Silvestro e, prima di dedicarci alla cena di fine anno, vorremmo fare ancora una passeggiata notturna nel centro della città.
Perciò, dopo un paio d’ore di relax ed un aperitivo, risaliamo via Po’, per dirigerci in Piazza San Carlo, ad ammirare l’albero di natale.

L’albero di Natale in Piazza San Carlo, alto ben 23 metri
E’ ormai tempo di pensare a mangiare, anche perché per il pranzo ci siamo limitati a qualche assaggio mentre passeggiavamo per le vie della città. Ed è proprio durante questo tour a piedi che siamo capitati davanti al ristorante “Antica Bruschetteria Pautasso” (in Piazza Emanuele Filiberto 4) ed abbiamo quindi riservato un tavolo per le 22.00. Quando arriviamo notiamo, con un po’ apprensione, che vi è una fila di una certa consistenza all’esterno del locale. Ma, dopo un contenuto ritardo, il nostro tavolo si libera e ci possiamo accomodare. Il ristorante sembra scoppiare, dal numero di avventori presenti. Ci rendiamo ben presto conto che la mezzanotte la passeremo nel ristorante, ma con quello che ci viene servito non ci importa minimamente.
Apriamo con un tagliere di affettato piemontese spettacolare, accompagnato da alcuni formaggi locali, seguito dai classicissimi Agnolotti farciti con un ripieno di carne.
Quando mancano pochi minuti alla mezzanotte, i proprietari del locale offrono a tutti i presenti una fetta di panettone ed una flûte di Spumante, per salutare l’arrivo del nuovo anno.
Ben sapendo che non avremmo fatto le ore piccole a San Silvestro, alle ore 12.30 del 1° gennaio 2019 abbiamo in programma la visita al Museo Egizio, il più antico al mondo dedicato a questa incredibile civiltà. In dicembre avevamo già acquistato i biglietti online, in modo da evitare la coda all’entrata. E’ Capodanno e, in effetti, non c’è molta gente, ma in altri periodi dell’anno è sicuramente conveniente munirsi in anticipo dei tickets. Inoltre, acquistandoli sul sito ufficiale del museo https://museoegizio.it potete scegliere tra diversi tipi di tour, oltre agli orari a voi più confacenti.


Una vistita al Museo Egizio di Torino. Assolutamente da non perdere!
E’ ormai metà pomeriggio quando usciamo dal museo. Mangiamo un boccone al volo in uno dei pochissimi locali da asporto aperti a Capodanno e, recuperata l’auto, ci rechiamo a Superga, una delle colline più alte di Torino, situata ad una decina di chilometri dal centro città.
Anche oggi la giornata è serena ed il cielo terso permette di godere di una splendida vista una volta raggiunta la cima.
Il giallo della basilica, costruita tra il 1717 ed il 1737, risalta moltissimo contro il cielo blu senza nemmeno una nuvola di questo pomeriggio di gennaio. La storia ci racconta che, il 2 settembre 1706, il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia sali in cima alla collina per osservare la disposizione del campo di battaglia attorno alla città. A quel tempo Torino era assediata dalle truppe francesi di Luigi XIV e il Duca, pregando nella chiesetta allora presente, fece voto a Dio che, se gli avesse fatto ottenere la vittoria sull’esercito francese, avrebbe fatto erigere una grande chiesa in suo onore. Cinque giorni più tardi si svolse la cruenta battaglia. L’esercito piemontese sconfisse quello del Re francese ed il Duca, onorando la promessa fatta, ordinò che venisse progettata e costruita una grade basilica.

Il giallo della Basilica di Superga, risalta in maniera incredibile sullo sfondo blu del cielo di Capodanno.
Si può raggiungere la collina, oltre che con l’auto, anche con la tranvia Sassi-Superga, che ripercorre la linea panoramica inaugurata con la ferrovia a cremagliera nel 1884.
La due giorni torinese volge purtroppo al termine. E’ tempo di tornare. Ma, anche grazie alla meteo davvero favorevole, queste 34 ore passate nella capitale piemontese, seppure poche, sono state davvero bellissime.